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Terme suburbane
Le terme suburbane furono costruite nel corso del periodo Giulio-Claudio (I secolo dopo Cristo) e costituivano il complesso termale più avanzato per quell’apoca. L’edificio era situato fuori le mura ma vicino a Porta Marina, uno dei vari ingressi alla città. Il rituale quasi quotidiano di andare alle terme era un passatempo piuttosto popolare. Solitamente le terme erano aperte da mezzogiorno circa e chiudevano a notte inoltrata, sebbene alcune fossero aperte al mattino o alla sera. I Romani avevano l’abitudine di alternare bagni di diverse temperature. Le decorazioni in questa struttura erano particolarmente sontuose; inusuali erano le sedici scene erotiche rappresentate alle pareti attraverso affreschi.
Porta Marina e mura della città
Le porte di ingresso cittadine furono probabilmente rinnovate quando la cortina fu rinforzata, con archi in tufo nocerino e tipiche decorazioni di divinità in rilievo. Devono essere state parzialmente ricostruite in fretta alla vigilia della guerra sociale. Porta Marina è un lungo passaggio coperta da una volta a botte che andava a legarsi al livello più alto del pianoro. Un passaggio pedonale, un posto di guardia e un un ulteriore passaggio largo abbastanza da permettere il passaggio di cavalli e animali da soma, l’intera concezione strutturale di questo ingresso la rende in caso a sé.
Le mura cittadine erano lunghe circa 3200 metri ; esse consistono in un doppio muro con un passaggio, protette da un terrapieno. Dodici torri garantivano la difesa della città. Dopo che Pompei diventò colonia romana, parte della cinta fu distrutta per costruire nuove abitazioni.
Casa del marinaio
In riferimento al tema marino del pavimento mosaicato delle sue fauces (parola latina che indica l’ingresso), la casa è conosciuta come la “casa del marinaio”. Era riccamente decorata. La casa risultava composta di ampie sezioni su due livelli. Al livello inferiore sono state trovate 27 stanze sotterranee, con un panificio per sfamare i lavoratori. Una parte della casa, per via della sua grandezza e per le stanze sotterranee protette, furono usate come deposito di anfore trovate nel sito.
Casa di Trittolemo
La casa fu così chiamata dopo che un affresco che raffigurava Trittolemo fu distrutto dal bombardamento degli Alleati nel 1943. Era una domus sfarzosa con due atri e due peristili. Le modifiche strutturali e il rinnovamento decorativo degli arredi documenta la ricchezza e l’importanza del ruolo del proprietario.
Il famoso affresco raffigurante Trittolemo era parte delle decorazioni nel triclinium (il triclinium era una sala da pranzo). L’eroe, scelto da Demetra per insegnare le arti dell’agricoltura agli esseri umani, è dipinto nell’atto del ricevere un cesto di spighe.
Nel triclinium sono mostrati due grandi pezzi della volta decorata con mosaici delle terme Suburbane, i quali sono stati trovati durante gli scavi del 1959.
Casa di Romolo e Remo
Questa casa fu danneggiata per l’eruzione del 79 d.C. Poi, durante la guerra del 1943 fu bombardata. La prima bomba distrusse alcune mura e pitture. Una seconda bomba caduta su questa casa causò ulteriori danni. La pittura raffigurante la nascita di Roma fu distrutta in questa fase, così la casa fu denominata “casa di Romolo e Remo”. Sulla parete nord del peristilio una scena di caccia è stata restaurata. Durante gli scavi sono stati rinvenuti 5 corpi. Una di queste persone aveva oro, argento e monete in bronzo nella sua mano destra.
Santuario di Apollo
Frammenti di ceramica attica nera e rossa e bucchero scritto in etrusco sono stati trovati nell’area del tempio, così possiamo esser certi dell’esistenza del culto già dal quinto secolo a.C.. Il piano terra del tempio che vediamo oggi fu ristrutturato nel secondo secolo a.C. La sua finale ristrutturazione avvenne dopo il terremoto del 62 d.C.. Entrando nel tempio si vede il lungo colonnato con 48 colonne, originariamente su due livelli. Il colonnato fu costruito in tufo e poi ricoperto in stucco. Il tempio si erge su un alto podio, di fronte al quale c’è una rampa di scale. La statua di culto non è stata trovata, ne rimane solo la base. Vicino le scale è un altare in travertino con una iscrizione dedicatoria riferita Ai quattro ufficiali che hanno eretto il tempio in epoca sillana. Venivano onorate anche altre divinità infatti sono state trovate altre statue e piccoli altari. Una copia della statua di Apollo è stata riposizionata sul suo piedistallo originale.
Foro
Il Foro fu il centro di Pompei quando essa fu fondata e anche dopo l’allargamento della città. Era, possiamo dire, il fulcro della vita politica, economica e religiosa. Il Foro era piuttosto ampio, misurava 157 x 38 metri e, insieme agli edifici pubblici circostanti, poteva contenere tutti gli abitanti della città. C’erano diversi edifici pubblici: templi, mercati, edifici governativi.
Attorno al Foro in epoca sannitica fu costruito il colonnato con colonne doriche in tufo nocerino.I romani pavimentarono la piazza con travertino e rinnovarono il colonnato con un secondo ordine di colonne ioniche soprastanti.
A parte le basi, delle numerose statue che hanno adornato il Foro non rimane nulla: probabilmente non furono mai sostituite dopo il terremoto del 62 d.C. Due archi onorari fiancheggiano il Tempio di Giove.
Mensa Ponderaria
Nella nicchia del muro esterno del tempio di Apollo c’era la mensa ponderaria. Era un tavolo di pietra calcarea contenente cavità a forma di ciotola che erano le misure ufficiali per cibo secco e liquido. Le cavità originarie della tavola furono ampliate e i nomi delle misure sannitiche furono cancellati quando i romani conquistarono la città. La mensa veniva utilizzata per assicurarsi che negozianti e commercianti vendessero in maniera corretta e controllata il peso o la quantità di prodotti corretti ai propri clienti.
Granai del Foro
L’edificio è attualmente chiuso da un cancello ed è utilizzato per il deposito di reperti archeologici. In origine era un mercato dove gli abitanti di Pompei potevano acquistare cereali, erbe aromatiche e legumi secchi. La struttura si apriva sul Foro e non era stata completata al momento dell’eruzione poiché le pareti non mostrano alcun segno di intonacatura.
Tempio di Giove
Il Tempio di Giove, dedicato alla triade capitolina di Giove, Giunone e Minerva, dominava il Foro. Fu costruito nel II secolo a.C.
Il tempio aveva sei colonne corinzie sul davanti e cinque sui lati. Il podio misura 37 m x 17 m ed è alto 3 m. In origine c’erano due archi trionfali ai lati del tempio. L’originaria decorazione parietale fu dipinta nel primo stile in finto marmo, probabilmente sostituita in epoca sullana da affreschi nel secondo stile.
In fondo al podio c’erano le statue della triade capitolina, di cui rimane ancora una grande testa di Giove.
Archi trionfali
Il tempio di Giove è fiancheggiato da due archi trionfali. Sul lato ovest del tempio si trovava l’arco di Germanico. Il generale Germanico era un figlio adottivo dell’imperatore Tiberio e il padre dell’imperatore Caligola. Questo generale romano guadagnò ampia popolarità sconfiggendo le tribù germaniche nel 12 d.C.Sul lato est del tempio sorgeva un tempo un arco trionfale che fu demolito, in modo che il terzo arco trionfale fosse meglio visibile dal Foro. Quell’arco era dedicato all’imperatore Tiberio.
Terme del Foro
Furono costruite nei primi anni della colonia romana utilizzando fondi pubblici.Il complesso era diviso in due parti separate con il forno centrale che forniva acqua calda e vapore ad entrambi. La sala ha un pavimento in mosaico bianco incorniciato da una fascia nera e un soffitto a volte decorato con stucchi. Armadietti in legno sono stati utilizzati al posto delle nicchie nei muri.
Gli archeologi hanno rinvenuto anche una palestra, costituita da un cortile con portici colonnati ed è stata utilizzata come area di esercizio generale e come prima tappa del processo balneare. Uscendo dalla palestra, il bagnante poteva entrare nel tepidarium, un locale intermedio, posto tra l’apodyterium e il calidarium o stanza calda.Nicchie lungo la parte centrale delle pareti sono incorniciate da figure di atlanti in argilla ricoperte di stucco. La stanza successiva, il calidarium, veniva riscaldata dalle fornaci. L’ultima stanza coinvolta nel processo di balneazione romana era il frigidarium.
Tempio della Fortuna Augusta
Questo tempio è stato costruito su un sito precedentemente occupato da negozi. Si tratta di un tempio prostilo tetrastilo corinzio su un alto podio raggiungibile da un’unica rampa di gradini in marmo in cui è stato incastonato l’altare maggiore. Un’iscrizione rinvenuta sull’architrave del tempio descriveva la persona che pagò per costruirlo; si tratta un famoso politico e ufficiale militare quando Augusto era imperatore. Fondando un tempio dedicato alle cerimonie pubbliche su terreno privato, il benefattore segnalò non solo la sua devozione allo stato ma anche la forte influenza dell’élite locale nella costruzione di culti pubblici. Il podio fungeva da piedistallo per la statua mancante della Fortuna, la divinità tutelare. I ministri erano tenuti a compiere sacrifici.
Macellum
Il Macellum aveva tre ingressi: quello principale era diviso in due passaggi da un’edicola posta al centro contenente una statua di un membro della famiglia imperiale. La spesa a Pompei si faceva in questa vasta area aperta. Il cuore del complesso era una grande struttura circolare, convenzionalmente chiamata tholos, con fontane. Questa parte del Macellum veniva utilizzata per pulire e preparare il pesce da vendere al mercato. I resti di diverse pecore sono stati trovati nella piccola stanza all’angolo nord-est del cortile. Tali animali sarebbero presumibilmente venduti vivi in modo da poter essere sacrificati come offerta agli dei domestici.
Altra sala è suddivisa in tre da due colonne. La sala contiene un insolito altare basso che veniva utilizzato per le offerte da bere, mentre la sala stessa veniva utilizzata per banchetti sacrificali. In questa stanza sono state trovate due immagini contenenti amorini.
Santuario dei Lari Pubblici
L’edificio è stato designato come santuario dei lari pubblici ma potrebbe essere stato dedicato ad Augusto divinizzato. Le mura del santuario sono realizzate in muratura, sia reticulatum che incertum. Quella che vediamo oggi è solo muratura grezza, ma sia le pareti che i pavimenti erano originariamente ricoperti da un rivestimento di marmo pregiato. Al centro della corte si trovano i resti di un altare.
Tempio del Genio Augusti (cd. Tempio di Vespasiano)
Questo tempio fu costruito dopo il terremoto del 62 d.C. come luogo di culto per il culto dell’imperatore. Al centro del santuario è visibile un altare in marmo con sculture in bassorilievo. La decorazione sul fronte raffigura una scena sacrificale con un toro condotto verso il sommo sacerdote, raffigurato con un velo in testa e che versa libagioni su treppiede.
Portico della Concordia Augusta (Edificio di Eumachia)
Si trattava di un edificio maestoso ed elegante con un fregio in marmo sopra il portale. Due iscrizioni, una sul colonnato marmoreo del Foro e l’altra sull’ingresso posteriore in via dell’Abbondanza, attribuiscono questo edificio a Eumachia, sacerdotessa di Venere e titolare di una fiorente attività operante nel settore della lana. In effetti questa era la sede della corporazione dei produttori di lana e stoffa. L’edificio fu probabilmente costruito in età tiberiana. In questo edificio sono state trovate statue degli antenati della famiglia imperiale. Appena dentro l’ingresso, sul lato destro si vede un piccolo locale adibito a orinatoio. L’urina è stata utilizzata per sbiancare il materiale nel processo di fabbricazione.
Terme Stabiane
Sono le terme più antiche di Pompei e si possono identificare quattro diverse fasi costruttive. La parte più antica sembra risalire al IV secolo a.C.
L’ingresso principale alle terme avviene attraverso un ampio portone su Via dell’Abbondanza. Quando entri vedi la palestra. L’apodyterium, lo spogliatoio, ha posti a sedere su tutti e quattro i lati. Lungo le pareti laterali è presente una fila di nicchie per riporre l’abbigliamento dei bagnanti. Il soffitto a volta, invece, è decorato con stucchi policromi con rosoni, amorini, trofei e figure bacchiche. Una porta sul lato nord dell’apodyterium conduce alle successive due stanze coinvolte nel processo di balneazione, il tepidarium e il calidarium. Entrambe queste stanze avevano la pavimentazione rialzata su susupensurae e le pareti provviste di intercapedini per il passaggio dell’aria calda. Nel portico sul lato nord della palestra si trova la statua di un giovane con un mantello che gli copre il capo. La statua rappresenta Hermes, il dio della palestra.
Casa di Sirico
La casa di P. Vedius Siricus era una grande residenza cittadina composta da due nuclei con atri tuscanici. In origine c’erano due case separate. Un sigillo e altri graffiti murari scoperti all’interno della casa, attribuiscono l’intera proprietà al magistrato Sirico. Sul marciapiede all’ingresso di vicolo Lupanare si legge Salve Lucru (m), ovvero “Salve, profitto”. Al centro del lato nord dell’atrio si trova una grande esedra decorata con pannelli arancioni con ampie cornici rosso scuro che fiancheggiano pannelli centrali contenenti grandi scene mitologiche. La scena sul lato ovest dell’esedra mostra Nettuno e Apollo che presiedono alla costruzione di Troia. Nettuno, armato del suo tridente, è seduto mentre Apollo, incoronato d’alloro, è in piedi. La scena sulla parete nord raffigura un Ercole ubriaco, coronato di edera, disteso a terra ai piedi di un cipresso. Sulla parete est c’è un’immagine di Vulcano che presenta le braccia di Achille a Teti.
Tra l’esedra e il triclinio c’è un passaggio che conduce ad un piccolo forno.
Lupanare
Il Lupanare era il gergo romano per “bordello”. Il Lupanare di Pompei è il luogo del malaffare a basso costo; si caratterizzava per i suoi minuscoli cubicoli arredati con divani in muratura, un banco di cassa e una piccola latrina. Una serie di minuscoli affreschi sopra i cubicoli presenta immagini di ciò che le “lupe” e i loro clienti avrebbero potuto combinare dietro le quinte, erano un catalogo delle diverse posizioni sessuali che potevano essere richieste. I lavoratori erano probabilmente schiavi: proprietà umane, privi di diritti. L’edificio era sotto la protezione del dio Priapo. Sotto l’imperatore Caligola lo stato romano imponeva alle prostitute una tassa pari al prezzo di una copula al giorno per ogni lavoratore.
Casa dell'orso
La casa fu scavata per la prima volta nel 1865 e di nuovo nel 1868. La proprietà prende il nome dal mosaico di un orso ferito nelle fauces (l’ingresso). Le pareti delle fauci conservano gran parte della loro decorazione originale del quarto stile che consisteva in pannelli rossi e gialli separati da motivi architettonici sopra un fregio decorativo rosso inferiore. Le fauci hanno un pavimento a mosaico diviso in due parti. La parte più vicina alla strada presenta un mosaico colorato di un orso ferito trafitto da una lancia mentre la parte adiacente all’atrio è composta da un motivo geometrico bianco e nero. Sul retro della casa si trova una fontana riccamente decorata completamente rivestita di tessere e conchiglie dai colori vivaci. L’acqua scorreva da una piccola apertura rettangolare al centro della nicchia per riversarsi in una vasca semicircolare sottostante. Su un mosaico di un azzurro delicato si vedono Venere, un gruppo di piccole figure alate, un banco di pesci e, ai lati della nicchia centrale, una testa di Cupido incastonata in una cornice di diamanti.
Panificio di Popidio Prisco
In questo panificio c’era un sostanzioso forno e numerosi macine per la macinazione della farina. Presso il forno di Popidio Prisco sono state recuperate diverse pagnotte durante gli scavi. Il pane veniva cotto nei forni accanto ai mulini. Questi venivano riscaldati bruciando fascine di vite. Una volta che i mattoni del forno diventavano incandescenti, si toglieva la cenere, si puliva il forno e vi si ponevano piccoli pani rotondi per la cottura.
Casa dell'antica caccia
La casa prende il nome da un grande affresco raffigurante una scena di caccia tra bestie feroci situato nella parete di fondo del peristilio. È una casa di origine sannitica e contiene alcuni pregevoli esempi di decorazione di quarto stile. Le personificazioni dell’autunno e dell’inverno sono raffigurate sulle pareti dell’atrio, mentre le pareti di rivestimento del secondo cubicolo di destra raffigurano soggetti mitologici. A sinistra si vedono Leda e il cigno, ritratti tra medaglioni con i busti di Giove e Diana e, a destra, Venere che pesca tra Mercurio e Apollo. L’esedra antistante il giardino è impreziosita da fantastiche architetture e sontuosi motivi ornamentali in cui si possono vedere Diana che fa il bagno mentre Atteone osserva, e Apollo sullo sfondo con un pastore.
Casa di Marco Fabio Rufo - INSULA OCCIDENTALIS
La casa fu scavata per la prima volta nel 1759 e di nuovo nel 1910, 1940 e tra il 1958 e il 1980. Diversi edifici sono stati uniti per formare la più grande abitazione domestica finora scoperta a Pompei. Il complesso è stato costruito su quattro livelli. L’atrio si apre su una terrazza tramite un ampio portale sul lato ovest. Giunti al piano inferiore principale del complesso, le scale si aprono su un pianerottolo con pavimento in mosaico nero incorniciato da un doppio bordo bianco. Su queste scale sono stati trovati i corpi di tre individui.
La casa, chiamata anche “villa di città”, aveva una bella vista sul golfo di Napoli e il suo interno era interamente decorato in quarto stile pompeiano.